"Be good, and if you don't be good be careful!" danish working-class miner

Tuesday, July 12, 2011

In giro per l'appennino

3 /7/2011 - Lobbi - M. Ebro

Friday, July 1, 2011

25-6-2011 / 27-6-2011 - Gita al monte Rosa

Lobbi - Valenza - Casale - Balzola - Tricerro - Rosacco - Bianzè - Ivrea - Pont Sant Martin - Gressoney St. Jean

Andata: Km 166 - Dislivello pos. 1250 m 
 Bici-Escursione: km 12 (bici) dislv. 450 m - Staffal
                             Staffal - passo dei Salatti (piedi) dislv.  1200m 
Ritorno: km 160

Come da incipit del blog, va che alle volte ci si mette in testa delle cose e poi ci si ripensa sempre finchè non scatta il giorno in cui il pensiero dominante deve essere messo in pratica e realtà.
E quindi passò tanto tempo fa che nei miei scorazzamenti per le pre colline-monferratesi dietro al mio paese capitò una giornata molto serena, ad aprile, in cui si vedevano gran parte delle montagne delle Alpi innevate, e andando su in collina da sud-ovest fino al profondo nord-est si estendeva il contorno innevato delle creste montagnose. Insomma, a dire il vero di girnate serene così ne passano ogni tanto, ma bisogna avere un po' il senso di guardare l'orizzonte per vedere certe cose. Noto spesso che molte persone questo senso di guardare l'orizzonte non ce l'hanno. Chissà cosa vuol dire?
Comunque, estasiato da madre natura, un giorno di aprile che ero a casa mia rientrato per le vacanze pasqualizie successe che una di queste tremende giornate serene accadde, e quindi mi butto su per l'appennino piemontese, verso il monte Giarolo. Non so come mai quella volta mi ero portato le borse da viaggio piene, mah, forse per allenarmi o testare la bici in assetto pesante, fatto sta che salendo di nuovo l'orizzonte si allargava a dismisura, e la sagoma del monte Rosa si stagliava centrale sullo sfondo, e attirava sempre il mio sugardo come un centro attrattivo. Riuscii a fotografare questo quella volta, in linea d'aria da dove mi trovavo a dove stava il Rosa saran tipo n 190 km, e da quel momento (chissà poi se è vero...) mi misi in testa che prima o poi sarei andato a visitare in bici il massiccio, una specie di pellegrinaggio se così si può chiamare. Insomma volevo starci lì di fronte, tutto qua, queste son le turbe che entrano in testa a stare troppo in montagna a guardarsi intorno...


 Beh, ecco che finalmente prendo e vado, studiato mappa e strade, ho deciso di prendere da sud e entrare nell vallone di Gressoney, sebbene per molto tempo la strada che volevo fare era quella per la Val Sesia. Ma da Gressoney partono i sentieri "normali" per andare su in cima, e quindi mi sembrava ovvio percorrere questa via...


 La Piana, o Padania, del centro Piemonte è davvero una bella distesa di risaie. Strano a dirsi, qua regna una calma paurosa, si è davvero in un altro contesto di pianura rispetto alla piana veneta. E' tutto fermo e tranquillo, e quando come oggi è sereno e lo sguardo spazia sui monti è davvero bello andare in bici per queste strade, con poco o del tutto senza traffico. E poi qui è pieno di uccelli, davvero c'è una aviofauna consistente!




Insomma arrivo fino ad Ivrea, entro in Valle d'Aosta e poi mi butto su per l'ardua salita da Pont Sant-Martin fino a Gressoney St. Jean. 







Case Walser, cultura Walser, valle trilingue, tedesco, francese, italiano. Qui il turismo c'è, ma è ben amalgamato con la natura e le montagne, forse a causa anche della natura imperante che diluisce all'infinito la presenza dell'uomo. Senza macchine e strade asfaltate non so davvero come facesso a vivere qua. Fatto sta che tante contrade si potevano raggiungere solo a piedi. Specialmente nella Val Sesia ci sono gruppi di case e villaggi Walser arroccatti che tutt'ora si possono raggiungere solo a piedi e ancora abitati. Che storia i vecchi...

Arrivo in serata a Gressoney St.Jean, campeggio, mi becco anche una festa della birra della valle, e l'indomani mi butto per raggiungere Staffal dove incominciano i sentieri per il Rosa.



Mattina sveglia, giornata serenissima e aria sottile...prendoe  bici e via, alè...







Cammina e cammina, finalmente la grande sagoma del ghiacciao prende forma. Il Rosa è un massiccio davvero grande, e quindi non si può vederne che un pezzo per volta se gli si sta proprio sotto. Questo è il lato sud, dove spunta la piramide Vincent.



Da qui si parte per i sentieri verso il Rifugio Gnifetti a 3600 m e poi in 4 ore circa di camminata sul ghiacciaio si arriva alla capanna rifugio Regina Margherita, a quasi 4600 m, il rifugio più alto d'Europa. Deve essere un bel posticino lassù. Fatto sta che non ci vado, ahahah, e prendo per il passo dei Salati dove dall'altra parte c'è la fine valle di Alagna, e si scorgono i monti della Val Sesia e se non ci fosse foschia si scorgerebbe anche un po' di pianura padana.




Qui si è quasi sui 3000, in questi due giorni ho preso una valangata di sole, e sebbene fossi già abbondantemente abbronzato se non fosse per la crema solare avrei le piaghe sulla pelle. In alta montagna quando è sereno il sole è davvero potente e cattivo.




Ridiscendo, vorrei stare un'altro giorno ma il discorso è che quello che volevo fare, cioà stare sotto al Rosa, l'ho fatto, e credo che se rimango ancora qualche giorno pian piano mi metterei in testa di andare anche "sul" Rosa....ma questa deve essere un'altra pagina di vita, più avanti, prima devo fare tante altre cose.
Il ritorno sempre in bici diventa difficile nell'afa della pianura e nella foschia che copre i monti. L'attraversamento delle risaie questa volta è impegnativo, e ci rimedio anche una lieve scottatura alla schiena!

E' fatta comunque, viva la bici...

Friday, June 17, 2011

Mappa wandering

Diciottesimo giorno - giovedì 9 giugno 2011

Fonte Cerreto - Campo Imperatore - Vado di Sole - Farindola - Cupoli - Penne - Piccianello - Cocciagrasso - Montesilvano - Silvi -> treno fino a Porto Recanati - Sirolo
Km 115 - Dislivello pos. 850 m 

Vorrei essere rimasto qualche giorno in più a girare da queste parti, ma da una parte il tempo inclemente e dall'altra una certa voglia di ritornare on the road mi spingono a portare a termine prima il viaggio a rimpatriare per il referendum, ahah. Rimpacco armi e bagagli e son di nuovo lieto di inforcare i miei 35 kg di bici e ripartire. Oggi il nuvolo è fitto e fa freddino.
Incontro di nuovo pecore e greggi. Eh si, è proprio una terra di pastori qua. Rifaccio la salita fatta ieri, imbocco Campo Imperatore nuovamente e attraverso l'altopiano. Il vento tira, ci saranno penso 5-6 gradi percepiti, ma si procede bene perchè c'è voglia di andare avanti!



C'è calma, non passa nessuno. Continuo verso sud-est, percorrendo tutto l'altopiano, si aprono nuove montagne e nuove pianure.





Infine la strada sale, lascio con un ultimo sguardo gli altipiani, e si rituffa ad est verso le colline e la costa abruzzese. E' un po' un taglio netto di paesaggio, si ritorna in mezzo a fitti boschi appenninicie e poi sembra scendendo ripidamente dai baluardi del Gran Sasso si torna in collina, con frutteti, orti e campi. Posti tranquilli e belli, tra mare e monti.





Scendendo tranquillamente succede che però improvvisamente noto una perturbazione piuttosto allarmante proprio davanti a me, una ventina di chilometri nord-est in linea d'aria. Ci risiamo. E' però qualcosa di diverso, più "cattivo". In effetti si tratta di una piccola tempesta. Man mano ceh scendo e avanzo vedo che questo nuvolone altro non è che un cumonembolo a base molto stretta e ben sviluppato in altezza, con lampi che sboccano dal centro, e venti forti. Il resto del cielo è abbastanza sereno. Fa un po' paura. Penso sia una specie di ciclone. Mi immagino un po' di essere nelle praterie d'america con un uragano che ti passa davanti. Ancora una volta mi sento piccino piccino.




Ad un certo punto capisco che questa roba mi sta tagliando la strada e che se continuo ci andrei a finire proprio sotto. Aspetto in cima una collina col vento che soffia forte forte, osservando questa cella convettiva che proceda nel suo intinerario verso sud-est. Mentre aspetto però noto che un nuvolone nero si sta staccando dalle montagne del Gran Sasso e si fa sempre più minaccioso e si sta dirigendo verso la costa.


Scendo a tutta birra verso la costa ormai a 15 km, sento le prime gocce. Poi incmincia a piovere, le nuvole del temporale dietro di me sono ormai sopra la mia testa, piove più forte ma riesco a sgusciare via e  a scappare dalla linea di tiro del temporale eheh!



E' proprio un bel finale di viaggio, una specie di gran finale eheh, rincorso da un temporale, e con un'altro davanti a me, preso tra due fuochi, fa un po' da emblema questa situazione alla condizione del cicloavventuriero di essere in balia del meteo e del tempo.

Sento di incominciare ad avere un certo feeling con il cielo, l'atmosfera e le nuvole, nel senso che le guardo più criticamente, cercando di vedere e leggere cosa succede. E' un po' come studiare il comportamento, si osserva, si vede cosa succede, si fa esperienza del visto e si cerca poi di utilizzare cosa si è visto e appreso per prevedere un'altra volta in un'altra situazione cosa succederà. Metereologia pratica e autodidatta.

Scendendo verso la costa incomincia il trambusto e il casino. Mi bastano pochi chilometri di adriatica per capire che non tornerò in bici a casa lungo quesa strada ahah, ma il treno questa volta sarà la mia nave di ritorno. Anticipo un paio d'ora di treno per domani e vado a finire sotto Ancona, nel parco del Conero, l'unico promontorio montagnoso dell'adriatico da Trieste fino al Gargano. E' quasi sera ma mi faccio un bel bagno in una spiaggetta rocciosa a ridosso del promontorio. Non c'è nessuno, tanto meglio, e la sensazione del mare dopo un bel po' di girovagare per le montagne è penetrante e rigenerante.vEra da un po' di giorni che non facevo una doccia, e mi son fatto dunque un bagno =D . Mi viene in mente che deve essere proprio bello avere una barchettina, piccola eh!, per girare il mediterraneo, ahah!

Diciasettesimo giorno - mercoledì 8 giugno 2011

GGiro a Campo Imperatore in bici e salita sul Monte Bolza
Km 45 - Dislivello pos. 700 - 750 m

Oggi sembra la giornata giusta. Preparo la bici per un giro sull'altipiano di Campo Imperatore. porto impermbeabili, giacca, e cose varie, a quanto pare lassù tira vento e fa freddo, e con il tempo di questi giorni non si sa mai.Salendo incontro un gregge di pecore che sta attraversando la strada, con pastore munito di zaino e bastone che fischia e i cani. Uno di loro non è tanto contento di vedermi, ma alla fine non mi salta addosso ahah!


Salendo ancora un po' noto come le nuvole si addensino proprio sopra la zona dove c'è il campeggio, posto un po' sfortunato.


Oggi la giornata è più limpida di ieri, e lasciando la bici e facendo un veloce attacco sul monte Cristo si può vedere fin giù in valle verso l'Aquila e gli orizzonti e i monti sono più nitidi, più luminosi. Sembra che sia una giornata buona!


Pascoli e dolci declivi spuntano tutt'intorno, vecchie case di emergenza usate dai pastori e vecchie malge spuntano qua e là. E' proprio una terra di transumanza e greggi.




Salgo e mi infilo pian piano verso Campo Imperatore. Improvvisamente ci si trova in mezzo ad una grande pianura di erba, dove l'occhio si perde lontano. C'è vento, ma non c'è un silenzio particolare, ogni tanto passa lenta qualche macchina e prosegue dritta lungo la strada che sembra non finire. Mucche spuntano ogni tanto, prima piccole piccole come puntini, poi si sente l'eco degli scampanacci e pian piano gli si passa a lato e ti guardano mansuete.



Attraverso questo enorme altipiano con una sensazione strana, l'occhio è catturato dalle cose lontane e la mente non risce a concentrarsi su qualcosa. Sembra di stare nelle praterie, in effetti questa è una prateria! Decido di lasciare la bici in un posto come un 'altro, e salire un monticciolo da cui si può dominare tutto l'altipiano. Il senso di spazio aperto e senza protezioni dopo un po' da alla testa, non c'è veramente nulla tranne prati e prati, puntini bianchi delle mandrie, la strada sotto e i monti intorno. E' difficile prendere le distanze, sembra che le cose siano lì a portata di mano ma in verità sono lontane! Mi concentro su un alberello mentre salgo, l'unico, per avere un'idea de tempo che passo a camminare.




Questo è un luogo un po' speciale, un luogo dove l'occhio e la mente viaggiano e si perdono per spazi vasti e immobili. L'eco degli scampanacci si sente lontano e accompagna la camminata. E' differente che stare sulla cima di un monte. Gli spazi sono più ristretti, certo, l'orizzonte qua non spazia più di trenta km, però la forza che scaturisce dall'immensa prateria è particolare e ci si sente piccini piccini, come i puntini delle mucche in fondo. Ti senti solidale con gli altri esseri viventi, eheh, e capisci infine quanto la natura sia padrona. Davvero questo posto non è Italia, sembra una finestra sugli altipiani e le pianure del centro Asia.




Pian piano riscendo, ma sempre catturato dagli spazi e dalla calma, e le nuvole che proiettan ombre sui prati. La bici è lì lontana e piccina. Rifaccio la strada al contrario con un forte vento contrario.


Nuove nuvole rapida si affacciano sull'altopiano, ma questa volta sono scure e dense. Il vento è forte e se non fossimo a giugno farebbe anche dannatamente freddo qua! Incontro un grppo di ciclisti bergamaschi sulla cinquantina che gaiardi stanno attraversando l'altopiano per andare poi verso il mare, il tragitto che farò domani io. Son gente tosta, eheh, simpatici e un po' boari, gente con cui si va d'accordo facilmente. I ragazzi poi gli incontrerò in treno tornando verso Piacenza, che forte.Il vento e forte, tira verso sud-est, e anche in discesa devo pedalare, ma non sembra voler piovere. Però fa un certo effetto vedersi arrivare addosso nubi nere con vento su un altipiano, dove non c'è niente dove ripararsi, non un albero, o qualcosa. Ti senti in balia degli elementi. Si, beh, un po' come un essere in mare in tempesta. Mondo boia...