"Be good, and if you don't be good be careful!" danish working-class miner

Friday, June 17, 2011

Mappa wandering

Diciottesimo giorno - giovedì 9 giugno 2011

Fonte Cerreto - Campo Imperatore - Vado di Sole - Farindola - Cupoli - Penne - Piccianello - Cocciagrasso - Montesilvano - Silvi -> treno fino a Porto Recanati - Sirolo
Km 115 - Dislivello pos. 850 m 

Vorrei essere rimasto qualche giorno in più a girare da queste parti, ma da una parte il tempo inclemente e dall'altra una certa voglia di ritornare on the road mi spingono a portare a termine prima il viaggio a rimpatriare per il referendum, ahah. Rimpacco armi e bagagli e son di nuovo lieto di inforcare i miei 35 kg di bici e ripartire. Oggi il nuvolo è fitto e fa freddino.
Incontro di nuovo pecore e greggi. Eh si, è proprio una terra di pastori qua. Rifaccio la salita fatta ieri, imbocco Campo Imperatore nuovamente e attraverso l'altopiano. Il vento tira, ci saranno penso 5-6 gradi percepiti, ma si procede bene perchè c'è voglia di andare avanti!



C'è calma, non passa nessuno. Continuo verso sud-est, percorrendo tutto l'altopiano, si aprono nuove montagne e nuove pianure.





Infine la strada sale, lascio con un ultimo sguardo gli altipiani, e si rituffa ad est verso le colline e la costa abruzzese. E' un po' un taglio netto di paesaggio, si ritorna in mezzo a fitti boschi appenninicie e poi sembra scendendo ripidamente dai baluardi del Gran Sasso si torna in collina, con frutteti, orti e campi. Posti tranquilli e belli, tra mare e monti.





Scendendo tranquillamente succede che però improvvisamente noto una perturbazione piuttosto allarmante proprio davanti a me, una ventina di chilometri nord-est in linea d'aria. Ci risiamo. E' però qualcosa di diverso, più "cattivo". In effetti si tratta di una piccola tempesta. Man mano ceh scendo e avanzo vedo che questo nuvolone altro non è che un cumonembolo a base molto stretta e ben sviluppato in altezza, con lampi che sboccano dal centro, e venti forti. Il resto del cielo è abbastanza sereno. Fa un po' paura. Penso sia una specie di ciclone. Mi immagino un po' di essere nelle praterie d'america con un uragano che ti passa davanti. Ancora una volta mi sento piccino piccino.




Ad un certo punto capisco che questa roba mi sta tagliando la strada e che se continuo ci andrei a finire proprio sotto. Aspetto in cima una collina col vento che soffia forte forte, osservando questa cella convettiva che proceda nel suo intinerario verso sud-est. Mentre aspetto però noto che un nuvolone nero si sta staccando dalle montagne del Gran Sasso e si fa sempre più minaccioso e si sta dirigendo verso la costa.


Scendo a tutta birra verso la costa ormai a 15 km, sento le prime gocce. Poi incmincia a piovere, le nuvole del temporale dietro di me sono ormai sopra la mia testa, piove più forte ma riesco a sgusciare via e  a scappare dalla linea di tiro del temporale eheh!



E' proprio un bel finale di viaggio, una specie di gran finale eheh, rincorso da un temporale, e con un'altro davanti a me, preso tra due fuochi, fa un po' da emblema questa situazione alla condizione del cicloavventuriero di essere in balia del meteo e del tempo.

Sento di incominciare ad avere un certo feeling con il cielo, l'atmosfera e le nuvole, nel senso che le guardo più criticamente, cercando di vedere e leggere cosa succede. E' un po' come studiare il comportamento, si osserva, si vede cosa succede, si fa esperienza del visto e si cerca poi di utilizzare cosa si è visto e appreso per prevedere un'altra volta in un'altra situazione cosa succederà. Metereologia pratica e autodidatta.

Scendendo verso la costa incomincia il trambusto e il casino. Mi bastano pochi chilometri di adriatica per capire che non tornerò in bici a casa lungo quesa strada ahah, ma il treno questa volta sarà la mia nave di ritorno. Anticipo un paio d'ora di treno per domani e vado a finire sotto Ancona, nel parco del Conero, l'unico promontorio montagnoso dell'adriatico da Trieste fino al Gargano. E' quasi sera ma mi faccio un bel bagno in una spiaggetta rocciosa a ridosso del promontorio. Non c'è nessuno, tanto meglio, e la sensazione del mare dopo un bel po' di girovagare per le montagne è penetrante e rigenerante.vEra da un po' di giorni che non facevo una doccia, e mi son fatto dunque un bagno =D . Mi viene in mente che deve essere proprio bello avere una barchettina, piccola eh!, per girare il mediterraneo, ahah!

Diciasettesimo giorno - mercoledì 8 giugno 2011

GGiro a Campo Imperatore in bici e salita sul Monte Bolza
Km 45 - Dislivello pos. 700 - 750 m

Oggi sembra la giornata giusta. Preparo la bici per un giro sull'altipiano di Campo Imperatore. porto impermbeabili, giacca, e cose varie, a quanto pare lassù tira vento e fa freddo, e con il tempo di questi giorni non si sa mai.Salendo incontro un gregge di pecore che sta attraversando la strada, con pastore munito di zaino e bastone che fischia e i cani. Uno di loro non è tanto contento di vedermi, ma alla fine non mi salta addosso ahah!


Salendo ancora un po' noto come le nuvole si addensino proprio sopra la zona dove c'è il campeggio, posto un po' sfortunato.


Oggi la giornata è più limpida di ieri, e lasciando la bici e facendo un veloce attacco sul monte Cristo si può vedere fin giù in valle verso l'Aquila e gli orizzonti e i monti sono più nitidi, più luminosi. Sembra che sia una giornata buona!


Pascoli e dolci declivi spuntano tutt'intorno, vecchie case di emergenza usate dai pastori e vecchie malge spuntano qua e là. E' proprio una terra di transumanza e greggi.




Salgo e mi infilo pian piano verso Campo Imperatore. Improvvisamente ci si trova in mezzo ad una grande pianura di erba, dove l'occhio si perde lontano. C'è vento, ma non c'è un silenzio particolare, ogni tanto passa lenta qualche macchina e prosegue dritta lungo la strada che sembra non finire. Mucche spuntano ogni tanto, prima piccole piccole come puntini, poi si sente l'eco degli scampanacci e pian piano gli si passa a lato e ti guardano mansuete.



Attraverso questo enorme altipiano con una sensazione strana, l'occhio è catturato dalle cose lontane e la mente non risce a concentrarsi su qualcosa. Sembra di stare nelle praterie, in effetti questa è una prateria! Decido di lasciare la bici in un posto come un 'altro, e salire un monticciolo da cui si può dominare tutto l'altipiano. Il senso di spazio aperto e senza protezioni dopo un po' da alla testa, non c'è veramente nulla tranne prati e prati, puntini bianchi delle mandrie, la strada sotto e i monti intorno. E' difficile prendere le distanze, sembra che le cose siano lì a portata di mano ma in verità sono lontane! Mi concentro su un alberello mentre salgo, l'unico, per avere un'idea de tempo che passo a camminare.




Questo è un luogo un po' speciale, un luogo dove l'occhio e la mente viaggiano e si perdono per spazi vasti e immobili. L'eco degli scampanacci si sente lontano e accompagna la camminata. E' differente che stare sulla cima di un monte. Gli spazi sono più ristretti, certo, l'orizzonte qua non spazia più di trenta km, però la forza che scaturisce dall'immensa prateria è particolare e ci si sente piccini piccini, come i puntini delle mucche in fondo. Ti senti solidale con gli altri esseri viventi, eheh, e capisci infine quanto la natura sia padrona. Davvero questo posto non è Italia, sembra una finestra sugli altipiani e le pianure del centro Asia.




Pian piano riscendo, ma sempre catturato dagli spazi e dalla calma, e le nuvole che proiettan ombre sui prati. La bici è lì lontana e piccina. Rifaccio la strada al contrario con un forte vento contrario.


Nuove nuvole rapida si affacciano sull'altopiano, ma questa volta sono scure e dense. Il vento è forte e se non fossimo a giugno farebbe anche dannatamente freddo qua! Incontro un grppo di ciclisti bergamaschi sulla cinquantina che gaiardi stanno attraversando l'altopiano per andare poi verso il mare, il tragitto che farò domani io. Son gente tosta, eheh, simpatici e un po' boari, gente con cui si va d'accordo facilmente. I ragazzi poi gli incontrerò in treno tornando verso Piacenza, che forte.Il vento e forte, tira verso sud-est, e anche in discesa devo pedalare, ma non sembra voler piovere. Però fa un certo effetto vedersi arrivare addosso nubi nere con vento su un altipiano, dove non c'è niente dove ripararsi, non un albero, o qualcosa. Ti senti in balia degli elementi. Si, beh, un po' come un essere in mare in tempesta. Mondo boia...

Thursday, June 16, 2011

Sedicesimo giorno - martedì 7 giugno 2011

Giro sul Monte Cristo e Monte Scindarella

Al mattino il tempo è sempre un po' nuvoloso ma stabile. Decido di fare un primo giro su due monticcioli qua vicino, il monte Cristo e il monte Scindarella dirimpetto, tanto per "acclimatarmi" con l'ambiente circostante. Per i sentieri non incontro nessuno, la camminata è piacevole ma c'è tanto vento. In cima lo sguardo spazia in tutta la valle e verso sud-est si apre un primo squarcio dell'altopiano di Campo Imperatore. Alcune greggi lontane giù in valle e le strade che serpeggiano per la piana sottostante danno l'idea di spazi aperti e dilatati.





Nuvole scorazzano qua e la, i sole ogni tanto spunta e da nuovo tono e colore ai paesaggi. Sul monte Scindarella il vento diventa molto forte, riesco appena a dare uno sguardo alla valle dall'altra parte dove ci dovrebbe essere il corno del Gran Sasso, coperto dalle nubi, ma il vento è forte e una nuvolaglia grigia si sta avvicinando. Intravedo uno stambecco a qualche decina di metri su un cuccuzzolo che sparisce subito. Discendo dal declivio e torno in campeggio.

Domani il tempo sembrerà essere migliore, voglio prendere la bici e andare più in là ad esplorare e vedere questo altipiano. Il campeggio è mite e tranquillo, siamo in pochi e c'è una certa atmosfera familiare. Porpio un bel posto. Qulache cane e gatto adottati dai gestori fanno compagnia e sonnecchiano all'entrata. C'è anche un portico di legno con qualche tavolo e una poltrona (!), dove passo il tempo mangiucchiando, leggendo e scrutando le cartine.
Conosco poi un tizio di qualche etnia indiana di cui non ricordo più il nome, che gira un po' l'Italia in autobus e treno. Ha studiato ecologia e comportamento animale, e adesso studia infermieristica in Scozia, è un tipo che ha molto il senso dell'osservazione, andiamo subito d'accordo e passiamo il tempo a chiaccherare. Un piacevole incontro, tra l'altro il vecchio ha viaggiato anche in posti interessanti come ricercatore naturalista e ha un bel po' di belle foto da mostrarmi. Un po' di compagnia finalmente!

Quindicesimo giorno - Lunedì 6 giugno 2011

Leonessa - Albaneto - Posta - Borbona - Montereale - L'Aquila - Bazzano - Paganico - Camarda - Assergi - Fonte Cerreto
Km 93 - Dislivello pos. 1000-1050 m 

Risveglio nel sole. Alle prime luci noto un certo chiarore da dentro la tenda, un chiarore che man mano diventa sempre più forte. Apro la tenda e vedo che le nuvole si stanno diradando, lasciando spazio al tanto desiderato sole. Dopo la serata più bagnata e umida di tutta la mia vita, saluto il sole come l'amico più desiderato.




Riprendo energia immediatamente, seppur nell'erba bagnata e tra tutto la mia robba umida e sporca. Rimpacchetto tutto lentamente, godendomi il calore dei primi raggi. Noto che in effetti il paese di Leonessa è proprio a ridosso di alcune montagne contro cui le nuvole scaricavano pioggia a non finire. Nelle vicinanze dell'impianto di risalita alcune nuvolette aleggiano ancora, sebbene tutto intorno sia già sereno. Vabbeh, così è andata. Rimetto tutto insieme, prendo la bici e via! Giusto in tempo prima che qualcuno arrivasse a curiosare! Torno in paese a fare la spesa e a bere un capuccino, incontro un simpatico cane che mi seguirà per un bel pezzo, e rincontro pure il simpatico vigile di ieri, in abiti civili però, e pure io ora sono in abiti più civili, ieri sera ero un mezzo incrocio tra un sacchetto di plastica e uno straccio bagnato. Ahah!


Di gran carriera mi butto in strada e vado! Bei posti, belle montagne e tanta natura! Ora col sole tutto risplende e da forza! La strada verso Montereale è praticamente vuota, non passa nessuno. Leonessa sembra proprio un bel paese.





I paesini sono rustici, gente di montagna abbandonata quasi a sè stessa, non sembra che passino molti turisti da qua, la gente che incontro fa quasi fatica a salutare. Pecore e animali nei cortili, orti e trattori. Tutto fa presagire che qui ci sia un certo isolamento, ma la gente ci vive ancora e non è andata in città.


Arrivato a Montereale poi gli spazi si riaprono. Finalmente sono in Abruzzo. Vado giù veloce lungo la statale per l'Aquila, ho voglia di arrivare al campeggio a Campo Imperatore il prima possibile, anche per evitare i temporali che nel pomeriggio regolarmente arrivano. Nei pressi di Aquila il traffico diventa tosto. Man mano che procedo verso la città sembra che il casino sulla strada e il casino ad di fuori aumentino di pari grado. Man mano che procedovedo i primi segni del terremoto. Palazzi un po' crepati, qualche muro scalcinato.
Verso il centro poi le cose si fanno più serie. Impalcature ovunque, cantieri aperti dietro ogni angolo, insomma sembra tutto un enorme "under construction". I danni alle strutture sono più gravi, fa un certo effetto perchè seppur ci sono macchine e traffico, per le vie non vedi nessuno a piedi, e i palazzi mezzi sconquassati e con le impalcature e sostegni che le sorreggono sembrano usciti da una guerra. Il terremoto fa questo, oppure è la guerra tra gli uomini che fa danni simili ad un terremoto. Dio diamine.
Ma non voglio fermarmi, son venuto qui per le montagne e i paesi e la natura. Noto poi che un addensamento di nuvole è proprio di fronte a me, e quindi mi tocca sbrigarmi e stare in campana.




Giro per Paganica, e rimangono così 11 km al campeggio. Paganica è un altro paese disabitato, con traffico, qualche cosa di aperto lungo la strada principale e poi il solito "under construction" ovunque, tra le vie e le case. In paese la sensazione che di qua sia passata la guerra è ancora più forte, c'è più abbandono, più mestizia. Ma la vita prosegue, la gente lavora, si sentono macchine da lavoro, martelli, carpentieri che parlano.
Il temporale sembra stabile giusto pochi chilometri più a sud di dove sono io, non sembra voler arrivare fin quassù.


Si apre poi dinnanzi a me i faraglioni delle montagne del Gran Sasso, alti come un grande muro. Passo Assergi, l'autostrada e un'enorme vallata mi accoglie, la sensazione è forte, se dovessi vedere spuntare dei dinosauri non mi soprprenderei. Gli spazi qua sull'altipiano si dilatano e anche la fatica!




L'ultima salita sotto un sole tosto su questa strada larga e lunga e dove non passa nessuno è piuttosto taglia-gambe. Ma ormai sono alla fine, arrivo infine a Fonte Cerreto, un pugno di case con qualche albergo, l'impianto di risalita e il campeggio. Sarà il mio campo base per qualche giorno. Stendo tutto la roba, ci sono cose ancora bagnate, finalmente un posto dove posso stare tranquillo. Mi sento un po' come a casa, e butto tutto in aria e mi metto a mio agio. Bella vez!