Assisi - Rivotorto - Spello - Foligno - Spoleto - Forca di Cerro - Cerreto di Spoleto - Triponzo - Serravalle - Cascia - Ruscio - Leonessa
Km 135 - Dislivello pos. 1050 m
Mi alzo di buona lena al mattino presto, siccome nel pomeriggio le previsioni avevano dato notevoli peggioramenti. Sono le 6.30 e in giro non c'è nessuno. Una bruma fitta e nebbie rade circondano case e monti, dando alle cose sembianze un po' tetre e poco invitanti. Tiro dritto verso Spoleto, per far prima imbocco la statale a quattro corsie, che in verità è una specie di autostrada senza casello, e in effetti alcuni automobilisti sono un po' risentiti della mia presenza. A dire il vero scopro poi che in effetti c'è il divieto di circolazione per le bicicletta su questo tratto stradale. Poco importa, non c'è nessuno in giro e vado spedito. A dire il vero è anche gratificante una volta tanto sentirsi "padroni" in bici in questa specie di autostrada.A Spoleto svolto verso il passo Forca di Cerro per poi prendere verso Cerreto di Spoleto. L'idea è di arrivare a Leonessa verso pomeriggio, e ci sono due possibilità. O fare una strada più panoramica, corta, ma che sale caparbiamente per un bel pezzo o fare un giro più lungo, meno pesante ma un po' più trafficato. Venendo giù dalla Forca di Cerro noto che sopra i monti dinnanzi a me in Val Nerina incominciano a radunarsi piccole nubi, apparentemente modeste innocue, proprio nella direzione verso cui sale la strada che arrampica e taglia per Leonessa. Il mio sesto senso, e soprattutto la mia esperenza in fatto di meteo autodidatta-operativo, ovvero meteo da vita in bicicletta, mi dice che probabilmente quelle innocue nuvolette si trasformeranno presto in un temporale o una qualche perturbazione poco invitante. Di prendermi un'altro temporale in salita ne ho poca voglia. Decido di fare il giro largo, passando per la bella Val Nerina. Paesetti e case sembrano davvero fantasmi nei boschi. Se non ci fosse questo traffico qui a valle direi che lassù non ci sia gran vita.
Arrivato a Triponzo improvvisamente la provinciale si butta sotto una galleria, io taglio per la vecchia strada che aggira il monte. Ma la vecchia strada in verità è una specie di sentiero asfaltato, stretto tra due pareti di roccia, totalmente abbandonato e in mezzo ad una vegetazione fittissima. Per di più si è annuvolato pesantemente, come volevasi dimostrare, e incomincia a piovere. Il morale va un po' a terra, ma insomma si prosegue. Questa strada secondaria diventa davvero allucinante, massi e detriti ostruiscono talvolta il passaggio e non capisco bene dove finirà questa strada. Per fortuna è abbastanza in piano. All'improvviso sono rigettato sulla provinciale al di là della galleria. Rincuorato riprendo. Piove, altre gallerie, ma brevi, si alternano a curve e passaggi in cui bisogna stare attenti.
Arrivato Serrravalle svolto per Cascia, sebbene se continuassi per la provinciale arriverei fino a Norcia, il che era una possibile meta se il tempo fosse stato più magnanime. Il tempo si fa sempre più nuvoloso e la pioggia aumenta. In giro solo autobus di turisti e qualche macchina. Intorno tutto è grigio. Arrivo a Cascia che piove a dirotto e per fortuna c'è un super porticato all'entrata del paese, dove decine di turisti sono tutti là accalcati.
Tra negozietti, bar e cose varie c'è una bella ressa, il che però riscalda e mi mette di un certo buon umore. Mi asciugo, mi riscaldo e aspetto che spiova. Aspetto, aspetto, gironzolo qua e là e quando finalmente dopo un bel due ore sembra che si apra riprendo a salire.
Ma in verità le cose non migliorano con il tempo. Ritorna a piovere, e questa volta non smetterà più. Pioverà e pioverà tutto il resto del pomeriggio e della sera. Mi sono abbastanza ben attrezzato stavolta, le scarpe son ben serrate nelle borse di plastica e il tutto è ben attappatto. La strada per Leonessa è abbastanza pianeggiante e piacevole, le nuovle basse, il cielo grigio e la terra verde e boscosa con campi qua e là e qualche animale ogni tanto danno al tutto un'atmosfera molto irlandese.
Arrivo a Leonessa che piove sempre più forte. All'imbocco del paese c'è un vigile che mi guarda un po' allucinato, ma è simpatico e disponibile, mi dice di provare a chiedere al monastero dei frati qua vicino per dormire stasera, visto che in paese non c'è un buco di niente. Vado e ovviamente non mi accettano, allora ritorno in paese e sotto una fermata dell'autobus trovo un trio di vecchi con cui attacco a parlare. Sono interessati e mi danno consigli su dove andare a campeggiare, mi rincuora tutto ciò, stiamo lì una buona oretta a chiaccherare. Insomma, tra una cosa e l'altra la "forza vecchia" mi soccorre, eheh, intanto continua a piovere. Dietro il paese c'è il vecchio impianto di risalita per passati sciatori, ormai abbandonato e ammuffito, e qualche casetta-prefabbricato abbandonato e aperta, con dentro roba ammassata, divani, cose lacerate e un certo puzzo. Insomma, tutto poco invitante, si fa buio e il tempo non accenna a migliorare. Nel campo adiacente in qualche modo monto la tenda sotto la pioggia e mi ficco dentro, stando attendo a tenere separata la roba bagnata dalla roba asciut...ehm umida. Il "mood" è davvero "damp", capisco in queste condizioni di quando sia bello e quando si è fortunati avere un tetto e quattro mura asciutte, eheh, mondo boia! Leggo un po' e mi addormento con l'unica speranza per domani mattina che ci sia sole e che possa così asciugarmi, sia i vestiti e sia lo spirito.
No comments:
Post a Comment